In un tempo in cui la parola “innovazione” sembra aver perso la sua forza propulsiva a furia di essere ripetuta, esistono ancora storie capaci di restituirle senso e concretezza. Alcune partono dai libri, altre dai laboratori, altre ancora da startup che crescono ai margini dei grandi centri globali. Ma tutte raccontano una cosa sola: che l’innovazione non è mai neutra, mai solo tecnologica, mai davvero improvvisa.
/ Un percorso consapevole
Nel libro
Pensiero e approccio strategico curato da
Marco Vitale e Vittorio Coda (2025, Guerini Next: 26,60 euro), il concetto di strategia viene riportato al suo significato originario: un ponte tra pensiero e azione, tra visione e responsabilità. Qui l’innovazione non è più un totem da idolatrare, ma una delle conseguenze di un percorso consapevole, che
mette al centro la sostenibilità, il lavoro, la cultura. In un’epoca dominata dal corto respiro e dalla logica del profitto rapido, l’idea di un approccio strategico fondato sul valore e sulla resilienza suona quasi rivoluzionaria. Eppure, proprio da questi valori sembra emergere una nuova generazione di imprese che vogliono contare, non solo crescere.
/ Autenticità
In un altro libro appena uscito,
Il reato di pensare di
Paolo Crepet (2025, Mondadori: 19 euro), il tema dell’innovazione si intreccia con quello della libertà. La società che punisce il pensiero critico, che silenzia il dissenso e normalizza ogni slancio creativo, è la stessa che teme l’innovazione autentica, quella che nasce dal gioco, dall’errore, dalla disobbedienza. Crepet non fa sconti:
il genio, per essere riconosciuto, deve morire o conformarsi. E intanto perdiamo occasioni, energie, talenti. Per innovare davvero, bisogna prima tornare a pensare. E a giocare.
/ Trattenere i giovani
La stessa necessità emerge quando guardiamo i numeri del lavoro giovanile:
una disoccupazione al 6,8% potrebbe sembrare un traguardo, ma non lo è se nello stesso tempo 550 mila giovani hanno lasciato il Paese in poco più di un decennio. Se l’innovazione non riesce a trattenere chi dovrebbe costruirla, allora diventa sterile. È qui che la finanza comportamentale può offrire strumenti nuovi: non basta progettare incentivi, servono anche interventi che aiutino a superare le paure, i bias cognitivi, l’inerzia. Come emerso nel recente
convegno a Roma con Cass Sunstein e Hersh Shefrin, anche un semplice nudge ben progettato può stimolare l’avvio di imprese, specie nei territori più fragili.
/ In Grecia
Il vero tema è la cultura dell’innovazione, non la tecnologia in sé. Un’idea che ritorna osservando casi internazionali molto diversi. In Grecia, a lungo simbolo di crisi, sta emergendo un ecosistema tech che attrae talenti di ritorno, investitori, startup.
Atene ha puntato sulla digitalizzazione dei servizi pubblici e sulla creazione di hub di innovazione, con l’obiettivo esplicito di trattenere e valorizzare le scale-up. In India, invece, nonostante il boom manifatturiero, l’innovazione ristagna: poca R&S, poca fiducia nel deep-tech, pochi investimenti nel sapere. La differenza non è nei soldi, ma nella mentalità.
/ Il contesto italiano
E l’Italia? Si muove, ma ancora a piccoli passi. Il venture capital cresce (
+467% in dieci anni), ma resta sottodimensionato rispetto ai grandi paesi europei. Le borse non attraggono più le IPO delle startup, che scelgono New York. Serve una svolta sistemica: nel pensiero strategico, nella regolazione, nel modo in cui colleghiamo conoscenza e impresa. Le proposte di Draghi e Letta per
un “28° Stato” giuridico europeo vanno in questa direzione: semplificare, integrare, rendere l’Europa terreno fertile per l’innovazione vera.
Nel frattempo, storie come quella di Lavazza e della sua capsula senza capsula,
Tablì, ci ricordano che anche i gesti più quotidiani possono essere attraversati dall’innovazione. O come quella della
romana Nextools, che da Shopify ha ricevuto un premio globale per aver semplificato gli sconti sugli e-commerce. L’innovazione, quando è autentica, non è spettacolo. È capacità di leggere i bisogni, disegnare soluzioni, costruire legami.
In fondo, ciò che manca non sono le idee, ma lo spazio per farle crescere. Tra le righe dei libri e i dati dei mercati, tra i bias della mente e i territori marginali, l’innovazione rimane una promessa. Ma perché diventi realtà, ha bisogno di pensiero, coraggio e cura.
/ Fonti
• Corriere del Mezzogiorno, 16 giugno 2025:
Imprese, dalla strategia all’azione
• Corriere della Sera, 20 giugno 2025:
«Il vero genio? Rifugge il conformismo. La libertà di pensiero non va repressa»
• Corriere della Sera, 16 giugno 2025:
I giovani prigionieri del lavoro che cambia
• Les Echos, 17 giugno 2025:
La Gréce se rêve en nouvelle «start-up nation» européenne
• Economy, 16 giugno 2025:
Capitali a caccia di idee
• Corriere della Sera, 21 giugno 2025:
Lavazza lancia Tablì, la capsula di caffè green senza l’imballaggio
• Corriere della Sera, 16 giugno 2025:
All start-up Nextools il premio Shop Tank
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