L’innovazione è diventata la nuova geografia del potere. In un mondo sempre più polarizzato, non solo politicamente ma anche tecnologicamente, l’innovazione si concentra dove esistono le condizioni per coltivare la conoscenza, sostenere la crescita e attirare talento. È in questo contesto che le
startup stanno assumendo un ruolo cruciale: non solo motori di sviluppo economico, ma anche
anticorpi contro la desertificazione industriale.
/ Le regole del gioco
Oggi oltre il 70% dell’economia startup europea si concentra in un solo polo per Paese. Un dato che dovrebbe far riflettere. Dove non arrivano le reti dell’innovazione, si allarga il divario. E se la Silicon Valley continua a rappresentare l’archetipo dell’ecosistema perfetto – un luogo in cui banchieri visionari come Francesco Guarneri imparano che il capitale umano è più importante delle regole – l’Europa cerca ancora il suo equilibrio tra normare e creare, tra tutelare e rischiare. Ma qualcosa si muove. La Commissione Europea, con la nuova strategia per startup e scaleup, vuole armonizzare leggi, ridurre oneri normativi e favorire strumenti innovativi come l’
European Business Wallet, aprendo finalmente alla crescita paneuropea.
Nel frattempo l’intelligenza artificiale ha cambiato le regole del gioco. Le startup generative non solo crescono più in fretta – bastano in media
11 mesi e mezzo per raggiungere il primo milione di ricavi annui, contro i 15 delle SaaS tradizionali – ma sono anche più internazionali. Una startup AI europea vende in media in 64 Paesi già al primo anno. È il caso di
Arcads.ai, che con soli cinque dipendenti ha raggiunto 7 milioni di dollari di ricavi offrendo spot video realistici generati dall’AI. O di
Photoroom, nata da YCombinator, che ha scalato da 1 a 50 milioni in meno di due anni, dimostrando che anche in Europa si può crescere senza passare da San Francisco.
/ Idee più veloci dei capitali
Non è un caso se anche l’Italia si stia risvegliando. Nel 2024 il Venture Capital italiano ha toccato
8,6 miliardi investiti negli ultimi dieci anni, con una crescita del 467%. Eppure, il decollo è ancora parziale: mancano exit strutturate, modelli scalabili e un ponte tra finanza e impresa capace di tenere insieme competenza, fiducia e visione. Ma le eccezioni ci sono: come
H-Farm, che ha venduto le scuole per tornare a investire in startup, o
Agilae, che trasforma la consulenza tecnica in una leva per accompagnare le imprese nel cambiamento digitale.
Le idee, oggi, viaggiano più veloci dei capitali. Il vero asset è la conoscenza. L’intelligenza artificiale ha abbattuto le barriere d’ingresso: chiunque abbia una buona domanda può diventare imprenditore. È la nascita dell’
imprenditore aumentato, capace di orchestrare strumenti digitali per creare app, contenuti e prodotti senza dover necessariamente saper programmare. Il capitale iniziale? Curiosità e pensiero critico.
/ Progetti, non solo unicorni
Non servono solo unicorni: servono progetti. Come il
Superwood di InventWood, un legno ingegnerizzato più resistente dell’acciaio, destinato a cambiare edilizia, trasporti e materiali high-tech. O la
Bau Cosmesi di Andrea Bianchi, partita con 5.000 euro e arrivata a 3,8 milioni di fatturato grazie a cosmetici per cani “testati su umani”, collari vegani e pet food fresco. Storie che non nascono da fondi infiniti, ma da intuizioni, visione e capacità di intercettare bisogni reali.
L’innovazione non è solo Silicon Valley. È anche Ascoli Piceno, dove Terna ha lanciato l’
Innovation Zone Adriatico, con 700 milioni investiti per trasformare le Marche in un hub di energia sostenibile. È anche l’India, con il suo
Juggaad – l’arte di risolvere problemi con poche risorse – che oggi guida una nazione da 119 unicorni e un PIL raddoppiato in dieci anni, grazie a un’infrastruttura pubblica digitale avanzata.
/ Non solo tecnologia
Ma non si può costruire un ecosistema senza cultura. Il libro
Pensiero e approccio strategico (Guerini Next, 2025) di Marco Vitale e Vittorio Coda ci ricorda che l’innovazione non è solo tecnologia: è metodo, è strategia, è sostenibilità. È la capacità di leggere il cambiamento e progettare risposte lungimiranti. Perché, come
un business plan ben fatto, l’innovazione è il simulatore di volo dell’impresa: consente di anticipare rotte, valutare carburante e prevenire le turbolenze.
La sfida oggi è duplice: evitare che l’innovazione diventi privilegio di pochi hub e, insieme, impedire che si perda la connessione tra conoscenza e impatto sociale. Serve una nuova cultura dell’innovazione:
inclusiva, territoriale, etica. E serve coltivarla come si fa con un giardino: con pazienza, cura e visione.
Il futuro non è già scritto. Ma è già in costruzione. E ogni startup, ogni idea, ogni libro e ogni piano strategico è un mattone di quel mondo nuovo che, in silenzio, sta già prendendo forma.
/ Fonti
• elEconomista.es, 23 giugno 2025:
La UE plantea su estrategia legislativa de impulso a las empresas innovadoras
• Les Echos, 25 giugno 2025:
La super-croissance desjeunes sociétés d’IA
• Les Echos, 25 giugno 2025:
L’exceptionelle rentabilité d’Arcads avec 5 salariés
• Economy, 23 giugno 2025:
Capitali a caccia di idee
• Corriere di Verona, 29 giugno 2025:
«Torneremo a investire in startup. Cedola straordinaria? Può essere»
• Le Fonti Awards, giugno 2025:
Agilae, dall’IT a CEO dell’anno per la consulenza
• L’Espresso, 20 giugno 2025:
Un’Ia come socia. Ci pensa il software a fondare l’azienda
• The Wall Street Journal, 28-29 giugno 2025:
Bulletproof and Fire-Resistant. Could Superwood Replace Steel?
• Libero, 29 giugno 2025:
«Collari vegani e cibo doc. La nostra linea per cani testata su voi umani»
• Libero, 24 giugno 2025:
Terna lancia l’Innovation Zone Adriatico ad Ascoli
• Handelsblatt, 23 giugno 2025:
Lernen von Indiens. Start-up-Kultur
Pubblicato da: Admin