Conoscenza, rischio e innovazione: il futuro si costruisce oggi

 

In un’epoca in cui la tecnologia sembra accelerare ogni giorno, è facile dimenticare che l’innovazione più potente non nasce dai codici binari o dalle macchine, ma da qualcosa di molto più antico e fragile: la conoscenza. E oggi, più che mai, l'innovazione non si limita a costruire nuove tecnologie: costruisce nuovi modi di pensare, di rischiare, di educare.

/ Proprietà intellettuale e intelligenza artificiale
A ricordarcelo è un libro emblematico, pubblicato poche settimane fa: La proprietà intellettuale nell’era dell’intelligenza artificiale di Vincenzo Iaia (Giuffrè Francis Lefebvre, 2025). Non è un saggio per soli giuristi. È una mappa indispensabile per chiunque operi nell’innovazione. In un mondo in cui un algoritmo può creare opere d’arte, inventare brevetti, perfino scrivere articoli di giornale, il concetto stesso di titolarità creativa è messo in discussione. Chi è l'autore? Chi ha diritto di proteggere e monetizzare una creazione nata dal silicio? Iaia non si limita a porre domande: offre strumenti concreti per gestire la complessità, invitando a un equilibrio tra tutela dei diritti e spinta al progresso.

Questo tema è il cuore del nuovo mondo che stiamo vivendo. Un mondo in cui il futuro non è più dominio esclusivo dei giganti tecnologici, ma può nascere in qualsiasi garage virtuale. È il caso di Nari Labs, fondata da due studenti sudcoreani che, senza fondi e con strumenti open source, hanno creato Dia: un modello vocale da 1,6 miliardi di parametri, capace di sfidare colossi come Google. La loro IA parla, sospira, ride, suona umana. Una rivoluzione che dimostra come la vera innovazione non abbia più bisogno di capitali enormi, ma di visione, conoscenza e audacia.

/ L’Italia in 30ª posizione
Mentre l'Asia corre, l'Europa rischia di restare ai blocchi di partenza. Secondo il Teha Global Innosystem Index 2025, l’Italia è scesa alla 30ª posizione su 47 Paesi analizzati. Le cause? Spesa insufficiente in istruzione (solo il 4,2% del PIL) e in ricerca e sviluppo (0,77%), burocrazia ingombrante, scarsità di investimenti nel digitale. Eppure proprio da qui emerge una contraddizione. L'Italia è seconda in Europa per numero di scienziati citati nelle ricerche internazionali, ed eccelle nei distretti industriali come la Motor Valley. Il talento c’è. Mancano strategie per trattenerlo e valorizzarlo.

Se la conoscenza è il carburante, servono allora motori capaci di usarla davvero. Alcuni segnali positivi arrivano dal mercato del venture capital e dalle nuove iniziative. La piattaforma Zest, nata dalla fusione tra Digital Magics e LVenture, oggi conta oltre 230 startup in portafoglio e punta tutto su AI e open innovation. Il suo presidente Marco Gay ha lanciato un appello per un vero Piano Marshall dell’innovazione, capace di dotare l’Europa di strumenti fiscali e normativi che rendano più facile investire, innovare, crescere.

/ La cultura del rischio
L’innovazione, però, non è solo una questione di startup o di venture capital. È anche una questione di cultura del rischio. Qui l’Europa mostra ancora un ritardo profondo. Negli Stati Uniti, la storia della startup Anysphere è diventata già leggenda: in tre mesi, da 2,5 a 9 miliardi di dollari di valutazione grazie al successo di Cursor, assistente AI per programmatori. Nessuna burocrazia a soffocarli. Nessun timore a scommettere su un’idea rivoluzionaria. Una lezione che pesa: l’innovazione non si regola prima che nasca. Si costruisce mentre cresce.

/ Private equity per l’exit
Anche nelle PMI italiane il problema è evidente. Nel 2024 solo il 22,5% delle piccole imprese ha raggiunto un alto livello di digitalizzazione, segnando un calo rispetto al passato. Mancano competenze, manca la cultura della trasformazione, manca una formazione che metta al centro le persone, non solo i software.
Non sorprende allora che oggi il private equity sia diventato la nuova via principale per le startup europee in cerca di crescita. In Francia ben l'81% delle exit delle aziende software sopra i 50 milioni raccolti sono avvenute grazie a fondi di private equity, superando IPO e acquisizioni industriali. La crescita si fa attraverso il consolidamento, la solidità, il rafforzamento dell’ecosistema.
Nonostante le difficoltà, nuove idee continuano a fiorire. La startup piemontese Aqua Farm ha brevettato un sistema di acquaponica che promette di ridurre di oltre il 95% il consumo di acqua e suolo rispetto all’agricoltura tradizionale. Un esempio di come tecnologia e sostenibilità possano intrecciarsi per reinventare settori millenari.

/ La sfida dell’innovazione è una sfida di conoscenza
In un'epoca in cui tutto si può automatizzare, la vera materia prima è la mente umana. Formare, trattenere, attrarre talenti. Costruire luoghi — fisici e mentali — dove chi osa rischiare non venga visto come un incosciente, ma come un pioniere. Dove un libro come quello di Vincenzo Iaia possa diventare non solo una guida per pochi specialisti, ma un manifesto per una generazione intera. L'innovazione non è un algoritmo. È una cultura. E il futuro appartiene a chi saprà investirci adesso.

/ Fonti
• L’Espresso, 3 maggio 2025: Come è umana la voce di questo algoritmo
• Il Sole 24 Ore, 8 maggio 2025: Innovazione, l’Italia arretra ma eccelle la qualità dei ricercatori
• Corriere della Sera, 5 maggio 2025: Così Zest sviluppa il tech italiano
• Il Foglio, 6 maggio 2025: Anysphere triplica la propria valutazione in tre mesi. Lezione per l’Europa
• Imprese e Territorio, maggio 2025: Digitalizzare conviene davvero?
• Les Echos, 5 maggio 2025: Le private equity, nouvelle porte de sortie des start-up
• Corriere della Sera, 5 maggio 2025: Coltivare i campi con i pesci e senza terra


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